Antonello Salis e Simone Zanchini hanno recentemente riallacciato la loro collaborazione musicale, rimasta ferma per lungo tempo. Come all’epoca dei loro primi incontri, ancora oggi giocano e sperimentano assieme, creando una musica senza confini di genere e priva di preconcetti, in cui il continuo scambiarsi dei ruoli solistici crea un vortice d’energia.
Nato in Sardegna nel 1950, Antonello Salis vanta una carriera lunga ormai cinque decenni che lo ha portato ai vertici del jazz più aperto alla sperimentazione, permettendogli di collaborare con mostri sacri come Don Cherry, Cecil Taylor, Lester Bowie e l’Art Ensemble of Chicago, Han Bennink, Evan Parker, Michel Portal, Billy Cobham, Hamid Drake, Pat Metheny. Tra le sue più ammirate collaborazioni italiane, spiccano quelle con Enrico Rava, Paolo Fresu, Massimo Urbani, Gianluca Petrella, Stefano Bollani, Fabrizio Bosso. La poliedrica musicalità di Salis ha dato ottimi frutti anche nell’ambito della musica leggera, per il teatro, il cinema e la danza. Tra le sue collaborazioni non jazzistiche, risaltano quelle con Pino Daniele, Teresa De Sio, Ornella Vanoni e Vinicio Capossela.
Simone Zanchini è un fisarmonicista capace di inondare di pathos le pagine di Piazzolla come di sostenere la causa della più totale ed estemporanea improvvisazione. Nel suo stile eclettico, le sonorità ricercate convivono con un senso della forma musicale dal quale si intuiscono gli studi di fisarmonica classica. Jazz e improvvisazione totale, musica contemporanea e colta: la varietà degli approcci musicali di Zanchini emerge chiaramente dalle sue collaborazioni (Gianluigi Trovesi, Javier Girotto, Marco Tamburini, Paolo Fresu, Antonello Salis, Mauro Ottolini, Han Bennink, Art Van Damme, sino ai Solisti dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano coi quali ha girato il mondo).