La prima notorietà di Roberto Gatto (nato a Roma nel 1958) risale al 1975, anno di debutto del Trio di Roma, co-diretto assieme ad altri due musicisti destinati come lui a segnare profondamente la storia del jazz nazionale: Danilo Rea ed Enzo Pietropaoli. Da allora, nel corso di quasi cinquant’anni di carriera, Gatto si è imposto come l’esempio più rappresentativo della batteria jazz italiana. Le sue indiscutibili doti tecniche lo hanno reso uno dei batteristi più ricercati sia dai leader italiani (Enrico Rava, Franco D’Andrea, Enrico Pieranunzi) che dai più importanti artisti stranieri (Johnny Griffin, George Coleman, Curtis Fuller, Chet Baker, Joe Zawinul, Pat Metheny).
Dopo aver svolto per lungo tempo il ruolo di sideman di lusso, Gatto si sta ora concentrando principalmente sulla sua attività da leader. Ha creato trii, quartetti, quintetti e anche formazioni più ampie, lavorando spesso su progetti sapientemente costruiti, com’è il caso del nuovo omaggio a Tony Williams, batterista tra i più venerati della storia del jazz: un progetto che ha debuttato dal vivo nel 2023, mentre il disco Time and Life è uscito a inizio 2024.
Roberto Gatto metterà in rilievo la proteiforme musicalità di Tony Williams, la sua capacità di percorrere territori inesplorati e di concepire la musica in modo totalmente aperto. Dopo l’esordio, appena diciassettenne, nel leggendario quintetto di Miles Davis (1963), Williams passa a una carriera da leader altrettanto precoce, iniziata ad appena vent’anni con album innovativi quanto iconici su etichetta Blue Note (Lifetime, che poi diventerà la sigla di molti suoi gruppi, e Spring). A fine anni Sessanta, Lifetime è la formazione con la quale l’ancora giovanissimo Williams anticipa le sorti del jazz elettrico, assieme a John McLaughlin e Larry Young. Nei decenni seguenti confermerà il suo gusto per la sperimentazione, coltivando gruppi acustici di grande popolarità e partecipando a produzioni di spericolata ricerca.