Due dei più importanti pianisti jazz italiani, Rita Marcotulli e Dado Moroni, si affrontano/confrontano sullo stesso palco. Cosa aspettarsi? Amichevoli palleggi di note? Un fitto scambio di affondi competitivi? Di sicuro i due musicisti hanno molto in comune (a partire da una fondamentale formazione ben radicata nel pianismo afroamericano) ma anche molti tratti personali distintivi: la Marcotulli ha poi virato verso un pianismo più modernista e all’europea, mentre Moroni ha scavato particolarmente a fondo nel vocabolario jazzistico americano, confrontandosi alla pari in giro per il mondo con i più importanti colleghi di strumento.
Rita Marcotulli è tra le figure più caratterizzanti del jazz italiano dagli anni Ottanta a oggi. Formatasi musicalmente nella vivace scena jazzistica romana dei primi anni Ottanta, la Marcotulli si è inizialmente distinta come eccellente pianista mainstream, nella qual veste vanta collaborazioni dai risultati significativi con Chet Baker, Steve Grossman, Joe Henderson, Joe Lovano, Sal Nistico, Dewey Redman, Billy Cobham, Enrico Rava… Si è poi progressivamente orientata verso una musica più personale e, per usare un termine ormai entrato nella musicologia jazzistica, all’europea, ampliando il novero delle sue collaborazioni (Palle Danielsson, Carlo Rizzo, Maria Pia De Vito, Michel Benita, Andy Sheppard…) e ponendosi alla guida di gruppi dalla forte progettualità.
Dado Moroni (nato Edgardo, a Genova, nel 1962) si è avvicinato al pianoforte all’età di quattro anni e a quattordici aveva già ottenuto i primi ingaggi professionali (e di lì a poco lo si sarebbe trovato in compagnia dei ‘grandi’): ci troviamo di fronte a un ex enfant prodige del pianoforte. Ma Dado ha saputo, nel corso del tempo, trasformare una tale precocità in una magistrale maturità pianistica, sino a divenire, tra i jazzisti italiani, uno dei più apprezzati a livello internazionale.
Moroni è probabilmente il pianista jazz italiano più ‘esportato’ all’estero, a giudicare dalla consistenza e regolarità dei suoi ingaggi e dal suo palmarès di collaborazioni. A metterle assieme si compone un’enciclopedia del jazz moderno: Dizzy Gillespie, Chet Baker, Roy Hargrove, Wynton Marsalis, Clark Terry, Randy Brecker, Freddie Hubbard, Harry Edison, Woody Shaw, Eddie ‘Lockjaw’ Davis, Johnny Griffin, James Moody, Zoot Sims, Al Cohn, Sam Rivers, Joe Henderson, Slide Hampton, Curtis Fuller, Joe Pass, Herb Ellis, Barney Kessel, Lionel Hampton, Terry Gibbs, Ron Carter, Buster Williams, Ray Brown, Kenny Clarke, Art Taylor, Billy Higgins, Ben Riley, Sam Woodyard, Shelly Manne e via suonando.