Con la pubblicazione del Cd Food (2023, Tǔk Music) Paolo Fresu e Omar Sosa completano una trilogia iniziata con Alma(2012) ed Eros (2016). E il cibo, ormai uno degli argomenti che più monopolizzano l’interesse collettivo, diventa ora un tema per la musica. Per un intero anno sono stati registrati i suoni di cantine e ristoranti, comprese le voci di chi in questi luoghi lavora: tintinnii di calici, olio che frigge, il vino versato in un bicchiere, un coltello che taglia gli ortaggi, oltre a voci narranti in lingua italiana, sarda, friulana, spagnola, francese, inglese, giapponese. Sono racconti di ricette e socialità, che diventano colonna sonora, mentre i suoni, tagliati, equalizzati e messi in loop, fungono da base per le composizioni di Fresu e Sosa. Dalla tavola al palcoscenico, Food indaga il piacere del gusto, della convivialità, della scoperta e del dialogo.
Paolo Fresu è un trombettista senza frontiere: è il portavoce del jazz italiano ma da sempre è aperto anche agli stimoli musicali provenienti da ogni parte del mondo. Sono davvero innumerevoli i duetti di cui si è reso protagonista. Ce ne sono di classici e intramontabili, come quelli con Uri Caine e Ralph Towner, e di aperti a sonorità della più varia geografia, come appunto questo con il cubano Omar Sosa e poi quelli con il tunisino Dhafer Youssef e il franco-vietnamita Nguyên Lê. Quanto ai duetti made in Italy, non meno ampia è la varietà degli abbinamenti: con Antonello Salis, Furio Di Castri, Gavino Murgia, Gianluca Petrella… Unica costante è l’inconfondibile suono di Fresu, il suo personalissimo ‘soffio’, la cesellatura delle linee melodiche, dove anche i silenzi cantano.
Il cubano Omar Sosa da sempre ignora i confini geografici, abbracciando in un solo gesto ritmi e sonorità caraibiche e africane. Sosa, pianista a cavallo tra jazz e world music, ha saputo infondere una personalissima impronta alla musica di matrice afrocubana. Ha dato vita a numerose collaborazioni ma ha costantemente coltivato anche l’arte del piano solo. Il suo stile è come un disegno futurista sul mappamondo delle musiche ‘locali’: tenendo sempre ben stretto il legame con le sue origini (la tradizione del folclore di Cuba), Sosa di volta in volta si accosta agli stimoli musicali di altre parti del globo, passando dall’Africa settentrionale alla cultura araba. La sua spinta innovativa viene dal ripensare questi influssi etnici sulla base dell’impulso ritmico del jazz e dei linguaggi musicali delle ‘tribù urbane’: funky, rap e hip hop.